domenica 29 dicembre 2013

Luci ed Ombre (d'Arte) a Salerno

Per una manciata di mesi all'anno Salerno diventa meta prediletta dei turisti per visitare le cosiddette "Luci d'Artista". Traffico di auto, pullman e pedoni (alcuni esempi del traffico turistico quiquiqui e qui!) , e nell'eccitazione per le luminarie i veri tesori di Salerno vengono messi da parte e sepolti letteralmente dall'ignoranza e dall'incuria.





In una recente visita presso il Duomo, ho osservato con molta attenzione, insieme ad un mio collega, il sarcofago "Capograsso"  disposto sul lato destro (rispetto all'entrata principale) del quadriportico, detto anche del "Ratto di Arianna" per il tema della decorazione.  






Mentre studiavamo il sepolcro ci siamo accorti di alcune cartacce incastrate tra il coperchio e il sarcofago. 

















A questo punto ho ben guardato in alcune fessure e al posto di trovare un terrificante mucchietto d'ossa (o polvere data l'antichità della sepoltura), il mio orrore è stato quello di vedere un cumulo di rifiuti di vario tipo che evidentemente sono stati accumulati nel tempo.







Non ci sono parole per commentare questa scoperta che ha lasciato me e il mio collega sconcertati. Solo un mese fa passando per caso avanti all'ingresso dell'atrio insieme ad un'altra collega abbiamo "salvato" uno dei due leoni del portale che aveva tra le zampe una busta di patatine vuota.
Gesti del genere fanno pensare al preoccupante livello di inciviltà ed ignoranza del popolo turistico e non. Molto probabilmente anche cittadini di Salerno e provincia hanno contribuito allo scempio di cui questo sarcofago è solo la punta dell'iceberg. 
Poi vogliono salvare Pompei. Ma se la cura del patrimonio artistico non parte dal cittadino come può un'istituzione statale prendere sul serio la salvaguardia dei beni culturali?
Per adottare lo slogan della battaglia promossa da Philippe Daverio sulla rivista "Art e Dossier", Save Italy, io lancio l'appello SAVE SALERNO!!! Che il sacrosanto luccichio delle luminarie non offuschi la bellezza e la storia di questo luogo!!!

Annapaola Di Maio

venerdì 20 dicembre 2013

La seconda nascita del Chiostro della Pace - UniSa

Il 15 ottobre 2013 è stato ri-inaugurato il Chiostro della Pace, nel campus dell'Università degli Studi di Salerno a Fisciano. Innanzitutto, il Chiostro della Pace è una struttura progettata dall'architetto Ettore Sottsass jr. con la collaborazione artistica di Enzo Cucchi, importante protagonista della transavanguardia, che ha invece curato le sculture interne. Come si legge nel sito ufficiale (chiostrodellapace.it) il Chiostro è stato realizzato nel 2005 ed «è stato concepito come dialogo tra arte e architettura e si pone come caso esemplare di “arte pubblica” che vuole promuovere i valori collettivi della vita associata». In particolare l'opera si presenta «a pianta rettangolare di dimensioni ridotte, 21 metri per 30. Il Chiostro è leggermente sollevato da terra e poggia su un basamento rivestito di ardesia. La copertura dei percorsi, scanditi da sedute di legno, è costituita da quattro lunghe piastre, inclinate e incastrate come origami. Il tetto è sorretto da una struttura metallica che poggia su grossi pilastri circolari rivestiti con conci di terrazzo, realizzati con pietre grigie, blu, nere e bianche e posati a giunti sfalsati. La struttura perimetrale è costituita da muretti rivestiti in ceramica bianca. I rivestimenti della copertura e dei muretti sono in gres porcellanato ceramica Vogue. Il centro del Chiostro ospita un prato verde e due ulivi mediterranei». Invece le quattro "sculture-fontana" realizzate da Enzo Cucchi (Sfera con teschi, Testa di cavallo, Montagna con teschi, Busto di uomo supino) sono «sistemate in alloggiamenti aperti nel muro di cinta (la Testa di cavallo e Busto di uomo supino) e in vere e proprie interruzioni del corridoio (la Sfera e la Montagna) che le rendono visibili anche dall'esterno. Le sculture, in terracotta dipinta a smalto, ceramica invetriata e fibra di vetroresina esprimono, per temi e materiali, gran parte del repertorio iconografico di Cucchi. Un repertorio che Cucchi, realista e visionario, ha mutuato dai ricordi della sua terra d’origine, le Marche e che si ispira alla statuaria classica, alla rappresentazione allegorica, alla vita e alla morte. Qui, nell'architettura di Sottsass e in accordo con il sentimento del luogo, Cucchi ha fornito alle quattro "sculture-fontana" una storia e un luogo nuovi, convinto che l’ambiente culturale in cui l’opera d’arte è inserita ne determina il valore e il significato».
Un'opera di grande importanza per il campus e per coloro che lo abitano ogni giorno, anche se spesso non sono neanche a conoscenza della sua esistenza. Il progetto è stato anche premiato nel 2008 alla Triennale di Milano con il PAALMA (Premio Artista+Architetto La Marrana Arteambientale), e nonostante questo in pochi anni ha subito vari atti vandalici che hanno compromesso la corretta lettura dell'ambiente. Proprio per questo nel 2013 è stata promossa dal Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell'Università di Salerno una campagna di recupero dell'opera. Le attività sono state coordinate dalla Prof.ssa Maria Passaro e ad occuparsi degli interventi di restauro è stato Antonio Rava.
Il Chiostro è tornato quindi alla sua funzione primaria di comunione tra arte, architettura e ambiente, luogo in cui si può favorire l'incontro non solo tra studenti ma anche tra quest'ultimi e i professori (come è stato anche dichiarato durante la cerimonia di inaugurazione). Un'opportunità di crescita culturale per tutti che non va più trascurata. 
In occasione della rinascita del Chiostro è stato anche bandito un concorso di scrittura creativa e fotografia, intitolato appunto "InChiostro" (per il regolamento clicca qui), incentrato sulle varie opere d'arte contemporanea presenti nel campus.
Il Chiostro inoltre si propone come veicolo di comunicazione non solo fisicamente ma anche con una fitta rete di canali sul web: un canale su Youtube, una pagina su Facebook, una sezione su Wikipedia ed è presente infine anche su Google Maps!
È proprio il caso di dirlo, lunga vita al Chiostro della Pace!

Annapaola Di Maio

lunedì 16 dicembre 2013

La "Mostra impossibile" a Napoli

Da un po' di giorni si sta pubblicizzando in tv, specialmente al tg regionale su Rai 3, una fantomatica "Mostra impossibile" che si sta svolgendo proprio in questo periodo nel complesso monumentale di S. Domenico Maggiore a Napoli. Questa mostra appare davvero impossibile, dato che l'intento è riunire le opere dei "maggiori" artisti italiani: Raffaello, Leonardo e Caravaggio. Tanto "impossibile" che si è pensato, furbamente, di farne delle riproduzioni ad alta risoluzione. Sicuramente ci sono buone intenzioni di fondo per la didattica e la dimostrazione dell'applicazione delle nuove tecnologie ai Beni Culturali, ma questa mostra è praticamente assurda. È pur vero che la mostra su Pompei al British Museum è stato un grande successo, è che addirittura il film ha avuto un certo ritorno anche in Italia, ma a Londra, e in tutto il Regno Unito, a quanto mi risulta, non c'è Pompei. Mentre a Napoli c'è Caravaggio. C'è Perugino. C'è Raffaello. C'è Mantegna. C'è Botticelli. E tanti altri ancora. A Napoli non serve una mostra didattica sui maggiori pittori italiani, perché questi pittori ci sono! Le loro opere sono per gran parte esposte al Museo Nazionale di Capodimonte, nonché sparse tra le altre strutture ecclesiastiche e museali del territorio. Proprio per questo non vedo l'utilità di una mostra del genere, finanziata anche dalla Rai, in luogo della quale sarebbe stato molto più congeniale una mostra su i VERI tesori partenopei.


Caravaggio, Flagellazione, 1607, Museo Nazionale di Capodimonte 





















Il link rimanda al video della puntata del 10 Dicembre 2013 di "Buongiorno Regione", in cui viene pubblicizzata la mostra:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-02ade581-ba00-403a-9bf2-1d001dc2d467-tgr.html#p=0

Annapaola Di Maio

domenica 20 ottobre 2013

IX Giornata del Contemporaneo - "Sulla soglia" MaraM, Fondazione Filiberto Menna

Il 5 ottobre di ogni anno è la giornata dedicata al Contemporaneo promossa da AMACI (Associazione Musei d'Arte Contemporanea Italiani) e come di consueto la Fondazione Filiberto Menna offre il proprio contributo per accrescere e promuovere tale manifestazione. L'istituzione, una biblioteca e centro studi sull'arte contemporanea, ha saputo fare di una propria debolezza un punto di forza. Come ormai è ben noto (ma mai abbastanza denunciato) da quasi un anno la Fondazione risulta inagibile e di conseguenza chiusa al pubblico. Per cause maggiori questo luogo ha perso, si spera temporaneamente, la sua destinazione originaria, ma l'attività culturale non è stata bloccata. Durante questo periodo sono stati promossi vari eventi sotto il nome di "Extra Moenia" «un programma nomade di incontri e di proiezioni grazie alla solidale ospitalità e alla collaborazione di Istituzioni, associazioni, gallerie» (dal comunicato stampa del 07/05/2013). 
Questa breve introduzione è importante proprio per comprendere il tema presentato per la IX Giornata del Contemporaneo. Lo scorso 5 ottobre, infatti, si è svolta negli spazi inagibili della Fondazione Menna la performance dell'artista MaraM, intitolata "Sulla soglia".
L'artista, la cui ricerca è improntata sul "diSÈquilibrio", ha voluto «giocare sull'inaccessibilità dell'edificio, sul ruolo e sull'utilità culturale della Fondazione, sulla funzione costruttiva della cultura stessa nella società e sul valore che gli viene attribuito» come da lei stessa affermato. Infatti, durante la performance artistica il pubblico ha dovuto assistere dall'esterno, "sulla soglia", potendo partecipare all'azione soltanto da lontano. 
L'instabilità della struttura è stata interpretata attraverso 4 calici di cristallo, sui quali poggiavano i piedi dell'artista che percorreva il lungo corridoio della Fondazione. La figura di MaraM si intravedeva soltanto dalle finestre e attraverso due video proiettati dalle finestre estreme dell'edificio. Il primo mostrava in tempo reale i movimenti dell'artista, l'altro svolgeva in loop il movimento dei passi sui cristalli, il cui suono inquietante faceva da sottofondo all'intera azione. Intanto l'artista sistemava in modo ordinato sui davanzali delle finestre del corridoio pile di libri messi inizialmente alla rinfusa: metafora della cultura come pilastro da cui far ripartire l'attività della Fondazione.
Una performance ricca di significati, piuttosto una denuncia dello stato pericolante della biblioteca, che in una certa misura è riuscita a diffondere questo importante messaggio. L'intera azione è durata un'ora ed hanno assistito un gruppo di appassionati affiancati spesso da curiosi che si fermavano per osservare, attirati in particolar modo dallo stridere dei cristalli sul pavimento. Un vero e proprio "happening", un qualcosa che è "avvenuto" improvvisamente, che ha scosso le persone nella loro normalità, irrompendo nella quotidianità per tentare di lasciare un'esperienza indelebile nelle loro menti. Non tutti avranno colto pienamente il senso, volutamente celato allo spettatore ignaro, ma lo svolgersi in un luogo pubblico dell'azione, il modo in cui essa dall'interno si rivolgeva all'esterno ha messo in comunicazione le due parti, ha creato un ponte, un messaggio che ha toccato gli animi sensibili e sfiorato almeno gli altri. 
Per meglio comprendere la mia descrizione aggiungo un breve video che ho personalmente girato, anche se non riesce a dare una completa visione della complessa performance. 

Annapaola Di Maio



venerdì 18 ottobre 2013

Primo (in breve, me.)

Il primo post è un trampolino di lancio. Il cuore batte forte e non sai se riuscirai ad uscirne indenne. Ed eccomi qui, sono pronta. 
Il mio nome è Annapaola, sono laureata in beni culturali, una dei tanti che non sa cosa ne sarà della propria vita una volta uscita dall'università. Sono attualmente iscritta al primo anno della laurea magistrale in storia e critica d'arte, ho perseverato nel raggiungere il mio fragile obiettivo: occuparmi di arte. Si dice che perseverare è diabolico...
Questo blog nasce dall'esigenza di dare voce al mio punto di vista sul mondo dell'arte. Sarà anche una palestra di formazione del mio pensiero, una specie di incubatrice per le mie idee.
Per adesso ho solo questo da dire. Poche righe, spero sia comunque un buon inizio.
A presto,
Annapaola Di Maio.